ven 01 febbraio 2019 - ore 14:44

RENZO E LUCIA OLTRE I BANCHI DI SCUOLA



Intervista a Michele Sinisi
di Ida Barbalinardo
Foto Alice Stella

Michele Sinisi non teme le sfide: l'idea di lavorare su un grande classico della letteratura come "I promessi sposi" non lo spaventa. Al contrario, la portata di questo romanzo denso di diramazioni tematiche e personaggi affascinanti, lo accende e gli fa intravedere una miriade di mondi possibili. Se gli anni di scuola ci hanno insegnato a "subìre" la storia di questo amore contrastato, memorizzandone meccanicamente le parti principali senza particolare coinvolgimento, Sinisi va verso la direzione opposta. Lo spettacolo di Elsinor, infatti, non è semplice riproposizione della trama del capolavoro manzoniano, ma un lavoro articolato in due atti all'interno dei quali il racconto degli episodi cruciali è affiancato alla riflessione sulle questioni che questi sollevano. La narrazione, portata avanti attraverso le stesse parole del Manzoni, è dunque animata tramite vari espedienti atti a solleticare la mente dello spettatore invitandolo a non limitarsi alla superficie, al conosciuto, ma a spingersi verso la profondità della materia trattata. Curiosità sfrenata, riflessione, stimolo all'approfondimento, rifiuto della pigrizia mentale ed esortazione a tenere sempre alto il livello del dibattito: il lavoro di Sinisi, in definitiva, comunica questo. L'idea di un teatro vivo, non ripiegato su se stesso nè ristretto a una specifica cerchia. Un teatro funzionale al confronto e al reciproco arricchimento. Un teatro senza età, perchè rivolto ai più adulti ma anche a chi, dietro ai banchi di scuola, ci sta ancora.
D: Sinisi, la scenografia appare differente e particolare, rispetto a ciò che ci si aspetterebbe dalla messinscena di un grande classico: il palco è occupato da un'impalcatura molto simile alle strutture utilizzate nei cantieri edilizi. Esiste un significato specifico legato alla scelta di questo allestimento, o si tratta di una soluzione esclusivamente pratica e funzionale alla costruzione dello spettacolo?
R: Diciamo che non potendo procedere su un piano naturalistico e non avendo, quindi, la possibilità di rappresentare tutti gli spazi entro ai quali i personaggi si muovono nel corso della storia ho preferito lavorare per segni. Attraverso questi è permesso al pubblico di partecipare in modo attivo a ciò che avviene in scena, rielaborandolo attraverso il proprio background umano e sensoriale. A Koreja non è stato possibile perchè non c'è, ma in realtà generalmente il nostro spettacolo inizia a sipario chiuso. E noi ci giochiamo in quanto, nel momento in cui si apre, il primo segno evidente è l'impalcatura. La scelta di occupare la scena con un'impalcatura è collegata all'idea di un muro che occluda la vista, il nostro immaginario e che allo stesso tempo rappresenti l'impedimento dato ai due innamorati, in sintonìa con la scritta "non s'ha da fare" che spicca sui pannelli e si riferisce anche al gioco del teatro o alla cattiveria di Don Rodrigo, che è in parte presente in tutti noi. Un muro grezzo, approssimato, non portato a termine come tanti progetti edilizi, peculiarità nostra, meridionale, che vìola e deturpa il territorio. Questa struttura rimane protagonista della scena per tutta la durata del primo atto, fino al momento in cui la monaca di Monza viene murata. Qui l'impalcatura è portata verso il proscenio; normalmente il sipario si chiude su "Running up that hill" dei Placebo, per poi riaprirsi dopo l'intervallo quando il muro non c'è più. Ci ritroviamo nel momento del monologo di Renzo durante l'assalto ai forni, in una prospettiva differente da quella che aveva caratterizzato il primo atto: non ci si concentra esclusivamente sulla storia specifica, ma su vicende globali che coinvolgono la collettività.
D: Suddiviso in primo e secondo tempo, lo spettacolo presenta due blocchi dalle caratteristiche differenti: il primo, focalizzato sulla narrazione dei punti principali della storia fino all'Addio ai monti, recitato da alcuni profughi in un video proiettato su un pannello. Il secondo, prosecuzione della narrazione, incentrato sulla riflessione e sul dibattito riguardo le tematiche più generali trattate dal romanzo attraverso espedienti e interventi esterni. Qual è l'obiettivo finale di questa scelta registica e drammaturgica?
R: L'obiettivo è sempre stato quello di restituire dignità e grandezza alla nostra letteratura e a questo testo, approfondendolo in modo da dimostrare a chi viene a teatro che "I promessi sposi" è un'opera importante non per caso. Come dico spesso ai ragazzi, per me, è un romanzo fichissimo, pieno di colori e di grandi tematiche. Allo stesso tempo sa essere anche molto divertente, soprattutto attraverso la caratterizzazione dei suoi personaggi, diventati ormai dei modelli di riferimento e le cui sfumature caratteriali ritroviamo spesso anche nel mondo contemporaneo. Inoltre, il mio, vuole essere anche un invito a me stesso e a tutti coloro che fanno teatro, a non cadere mai nell'errore di abbassare il livello della discussione: la curiosità è fondamentale. Confrontarsi, anche con i testi più rischiosi, può essere un lavoro davvero stimolante: scavando si riesce a trovare sempre qualcosa di nuovo. "I promessi sposi", in questo senso, costituisce sicuramente un'ottima occasione, oltre che un grande contenitore e un'esperienza di lettura consistente. Visto in quest'ottica, il teatro in sè, non è il fine, quanto il mezzo per mettere in atto quest'operazione. Un'operazione che coinvolge tutti, ragazzi e adulti.
D: Per quanto riguarda il testo dello spettacolo, a quale motivazione collega la scelta di lasciare integro il testo originale del romanzo, eccetto per alcune parti del suo lavoro?
R: Utilizziamo le parole del testo originale in quanto parole del Manzoni: un lombardo che cercò di dare unità linguistica a un'Italia che non esisteva ancora attraverso il toscano che, già all'epoca, individuò come lingua potenzialmente unitaria. Il "timore" degli studenti nei confronti di questo romanzo è collegato anche alla sua architettura verbale; senza questa, la resa dello spettacolo non sarebbe stata la stessa. Non si sarebbe percepito lo stridore del gioco attoriale e dell'allestimento contemporaneo, con quelle parole auliche, alte, ottocentesche. non avremmo percepito la nostra funzionalità rispetto al romanzo che andavamo a trattare.


postato da Koreja il gio 21 novembre 2024 alle 11:08 - Commenti(0)


scrivi un commento

Inserisci il tuo commento

(i campi contrassegnati dall'asterisco sono obbligatori)


Titolo:




sab 21 dicembre 2019 - 09:26

Un giorno felice

leggi tutto

mar 17 dicembre 2019 - 13:33

CHI SONO LE OMBRE FOLLI DI ENZO VETRANO E STEFANO RANDISI?

leggi tutto

mer 11 dicembre 2019 - 14:55

IL PRESEPE REALIZZATO DAI MINORATI PSICHICI NELLA CASA DI LEONARDO

leggi tutto

mar 19 novembre 2019 - 15:10

Le case speciali delle ragazze e dei ragazzi. Che fare? Una domanda senza scadenza.

leggi tutto

mar 19 novembre 2019 - 14:46

L’amore avvolgente, bramato, tradito, maledetto, non corrisposto, incestuoso e l’attualità di Ovidio

leggi tutto

sab 09 novembre 2019 - 09:51

LILIANA SEGRE: LA TUA SCORTA SIAMO TUTTI NOI

leggi tutto

gio 19 marzo 2020 - 12:41

“Finché posso immaginare sono libera”

leggi tutto

mer 23 ottobre 2019 - 15:16

BUCHI NERI NELLA STORA

leggi tutto

lun 16 settembre 2019 - 14:50

“LO STRANIERO NON È IL MIO NEMICO”

leggi tutto

gio 06 giugno 2019 - 07:48

LO STUPRO È VILE VIOLENZA, NON È UNA MALATTIA

leggi tutto

mar 21 maggio 2019 - 08:03

CASUALITÀ

leggi tutto

lun 06 maggio 2019 - 14:37

RITORNA IL GREMBIULE

leggi tutto

lun 29 aprile 2019 - 13:04

L’abito della festa: Feste sacre, processioni e bande

leggi tutto

mer 24 aprile 2019 - 10:00

Hansel e Gretel fra vecchie filastrocche e profumo di vaniglia

leggi tutto

gio 18 aprile 2019 - 14:53

Alla consulta giovanile in lotta per la difesa del clima e del mare

leggi tutto

lun 15 aprile 2019 - 14:20

SHAKESPEARE SECONDO MALOSTI: L'IO COME MOLTITUDINE E IL GIOCO DEGLI OPPOSTI

leggi tutto

mar 02 aprile 2019 - 11:15

2 Aprile giornata internazionale dell’autismo.

leggi tutto

ven 15 marzo 2019 - 17:10

"FEDELI D'AMORE": per guardare ciò che è dentro

leggi tutto

ven 01 marzo 2019 - 10:41

Fra poesia e raffinato amore carnale, Shakespeare secondo Valter Malosti

leggi tutto

mar 26 febbraio 2019 - 11:56

FA'AFAFINE: LA BELLEZZA DELLA DIVERSITA'

leggi tutto

ven 22 febbraio 2019 - 14:55

ARTAUD: VIAGGIO VERSO IL TEATRO PURO

leggi tutto

ven 01 febbraio 2019 - 14:51

RENZO E LUCIA OLTRE I BANCHI DI SCUOLA

leggi tutto

gio 31 gennaio 2019 - 15:53

EDUCARE ALLA STRANEZZA

leggi tutto

mer 23 gennaio 2019 - 17:10

Koreja e La Giornata della Memoria

leggi tutto

mer 16 gennaio 2019 - 17:03

CALCINCULO la giostra che provoca lo spettatore

leggi tutto

mer 19 dicembre 2018 - 15:56

UN VUOTO RUMOROSO

leggi tutto

gio 29 novembre 2018 - 12:11

Ricordare Alessandro Leogrande

leggi tutto

lun 05 novembre 2018 - 12:18

Il Cantico di Roberto Latini. Mancanza e dubbio.

leggi tutto

ven 02 novembre 2018 - 10:08

Il teppismo colpisce a scuola

leggi tutto

mar 30 ottobre 2018 - 11:13

NON GUARDARMI

leggi tutto

gio 02 agosto 2018 - 15:48

La delicatezza del poco e del niente: diario di un’emozione speciale

leggi tutto

gio 02 agosto 2018 - 14:10

NON DIMENTICARE

leggi tutto

lun 30 luglio 2018 - 14:44

Quindici semplici donne anziane danzano e...

leggi tutto

mar 24 luglio 2018 - 09:13

Chapeau per gli Ubu!

leggi tutto

lun 23 luglio 2018 - 08:07

Frame, un delicato passaggio tra la vita e la morte

leggi tutto

lun 23 luglio 2018 - 07:35

Con Luca Toracca, fra humor e tenerezza

leggi tutto

ven 20 luglio 2018 - 11:04

Una tempesta e la funzione del teatro

leggi tutto

mer 18 luglio 2018 - 14:40

Diario di una Tempesta

leggi tutto

mer 18 luglio 2018 - 11:24

RISVEGLI

leggi tutto

mar 17 luglio 2018 - 08:25

Diario di un pomeriggio speciale

leggi tutto

mar 17 luglio 2018 - 08:16

Diario di un workshop

leggi tutto

gio 10 maggio 2018 - 10:42

La libertà ha la forma di un cavallo. 14 maggio, quarant’anni di civiltà

leggi tutto

mar 10 aprile 2018 - 13:16

Non si può morire per qualche chilo di troppo

leggi tutto

ven 16 marzo 2018 - 17:11

20 marzo giornata mondiale del teatro ragazzi

leggi tutto

mer 07 marzo 2018 - 15:14

8 MARZO

leggi tutto

gio 01 febbraio 2018 - 11:59

“VIAGGIO AD AUSCHWITZ A/R”: settantasei parole per raccontare la Memoria

leggi tutto

lun 15 gennaio 2018 - 08:57

KATËR I RADËS: il viaggio disperato verso l’Altro

leggi tutto

ven 22 dicembre 2017 - 15:13

Ricordo personale di Alessandro Leogrande. Di Gigi Mangia

leggi tutto

gio 30 novembre 2017 - 16:27

Gli amanti libertini di de Laclos e il potere perverso della seduzione

leggi tutto

mar 28 novembre 2017 - 12:04

Alessandro Leogrande

leggi tutto

gio 23 novembre 2017 - 16:51

Mai più violenza contro le donne!

leggi tutto

gio 16 novembre 2017 - 15:37

Il carosello esistenziale di FRAME

leggi tutto

gio 09 novembre 2017 - 08:47

P!nk Elephant - Benvenuto Umano

leggi tutto

mar 07 novembre 2017 - 09:14

| x | No non distruggeremo... di Collettivo Cinetico e Lionel di Fabbrica C/Sosta Palmizi

leggi tutto

gio 02 novembre 2017 - 15:54

Sport e Xebeche del Gruppo Nanou

leggi tutto

lun 30 ottobre 2017 - 10:31

Hidden Body, un viaggio rarefatto e dilatato che tocca l’anima dello spettatore

leggi tutto

mar 24 ottobre 2017 - 15:59

Zona 3 - Ritual quintet_1

leggi tutto

lun 23 ottobre 2017 - 13:53

Viaggio dentro “Entities-theater of gestures”, una sperimentazione percettiva firmata Mirko Guido.

leggi tutto

ven 15 settembre 2017 - 14:22

Una foglia di dolore

leggi tutto

mar 01 agosto 2017 - 13:49

IL SANTOLIVO. REQUIEM PER UN ALBERO – DIARIO#2

leggi tutto

IN EVIDENZA