| x | No non distruggeremo... di Collettivo Cinetico e Lionel di Fabbrica C/Sosta Palmizi
di Beatrice Galluzzo
CollettivO CineticO promette: | x | No non distruggeremo... i Cantieri Teatrali Koreja
CollettivO CineticO si presenta con una una promessa: “No, non distruggeremo (...)” in questo caso i Cantieri Teatrali Koreja.
E lo diciamo fin da subito: promessa mantenuta.
Francesca Pennini, ideatrice del concept, chiama a rapporto i presenti. Nessuno si siede su una comoda poltroncina imbottita a guardare lo spettacolo. Nossignore. Tutti sono chiamati a partecipare, a muoversi nello spazio, a co-gestire la perfomance, in un’interazione reciproca che ridisegna il rapporto fra attore e spettatore.
Al centro del foyer troneggia una tastiera, “ X” appunto. Alla pressione di ogni tasto corrisponde un’emissione sonora contenente un comando, eseguito da tre performer presenti in sala. Simone Arganini, Carmine Parise e Angelo Pedroni sono bendati e armati solo dei loro corpi e di una mazza da baseball, che utilizzano (gli spettatori non devono preoccuparsi!) per misurare le distanze nell’ambiente. Decodificare il sistema che unisce ogni combinazione di tasti ad un determinato movimento non è facile. Ma basta poco per ritrovarsi alla completa mercé delle scelte altrui.
Chiunque fosse solleticato dalla possibilità di gestire un altro essere umano, per scopi puramente ludici, s’intende, dovrebbe sperimentare “X”.
La performance prende forma modellata unicamente dalla volontà collettiva degli spettatori che, di volta in volta, costruiscono e dirigono i movimenti dei performer in una sorta di gioco di ruolo che strizza l’occhio sia alla tecnologia, che all’umanità; al divertimento, ma anche all’analisi. Allo spettatore è data la possibilità di entrare in punta di dita all’interno di uno spazio creativo in cui ha estremo potere gestionale. Sarà spinto dalla clemenza? O da un vago sadismo?
Lionel, una storia non in cerca di parole
Teresa Noronha Feio e Francesco Sgrò si cercano, s’aggrappano l’uno all’altra, litigano, si dividono. Una storia (d’amore?) che si rivela nella sua interezza sul palco, attraverso i corpi atletici dei performer che si misurano con loro stessi, reciprocamente. E poi, un pallone, simbolo fluido del vissuto emozionale dei protagonisti. Lo lanciano, se lo contendono, ci danzano insieme. Lo custodiscono, come il prolungamento visivo di un intreccio sentimentale che s’arrotola e si dipana. Due persone e un pallone a righe blu, dunque, ma chissà per quale assurdo incantesimo teatrale, quando guardi Lionel non vedi mai solo due persone e un pallone. Non ci sono parole, solo musica, suono e movimento. Eppure, i pensieri sono lì, davanti a te, espressi con intensità e chiarezza, come se qualcuno li avessi scritti e te li avesse appiccicati davanti agli occhi. La forza, l’energia comunicativa dell’esibizione non necessita di nient’altro e arriva diretta come una stilettata. Insomma, Lionel ti farà sperare, divertire, soffrire; insomma, emozionare.
postato da Koreja il gio 21 novembre 2024 alle 11:00 - Commenti(0)
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