P!nk Elephant - Benvenuto Umano
P!nk elephant, quando il desiderio diventa danza
Benvenuti Umani, comincia il viaggio sul pianeta CollettivO CineticO
di Beatrice Galluzzo
P!nk elephant, quando il desiderio diventa danza
Una danza che è soprattutto travagliata ricerca e cammino incessante, esercizio fisico e mentale teso al raggiungimento di uno scopo ultimo che si scorge appena, ma non si vede; che si percepisce al di là, ancora celato. Sfugge, ma si erge come un puntino lontano in un orizzonte distante.
Gugliemi racconta attraverso una performance fluida e priva di sovrastrutture estetiche, la sua personale disputa con il desiderio, che lo muove da dentro come l’incantesimo di un druido. Energico e lineare, esprime in maniera vigorosa la smania ardente di un qualcosa che non è dato (e che, forse, non serve) sapere. Riuscirà, madido di sudore, a chiudere questo circolo vitale di ricerca-soddisfazione?
La domanda rimane lì, sospesa. Quando la musica s’abbassa, il respiro diventa affanno e i movimenti si intorpidiscono, Gugliemi rimane lì, percorso da un’energia residua che piano ne scuote braccia e gambe, sfinite. Lo sguardo è fisso, immobile: l’anima non cede mai. Quest’immagine finale di ostinata dedizione a un obiettivo che è sempre un po’ più in là, rimane scolpita, come un intarsio nella roccia.
Benvenuti Umani, che il viaggio abbia inizio
Preparatevi a partire, stipati in una navicella spaziale che percorre distanze siderali, superando supernove e galassie, diretti verso un pianeta sconosciuto. Il viaggio lo offre CollettivO CineticO.
Benvenuto Umano” è una performance che, all’interno dello spazio fittizio, di un luogo indefinito ma dai richiami inter-stellari, trabocca di referenze e dettagli afferenti agli ambiti più disparati, ma inseriti in una cornice narrativa e visuale che, in qualche modo, riesce a donare una coerenza e un’inedita armonia all’eterogeneità spiazzante dei temi da cui l’esibizione attinge. Sul pianeta d’utopia in cui il CollettivO trasporta lo spettatore, non manca nulla: dalla tecnologia più sofisticata alla medicina tradizionale cinese, uniti dal fil rouge di una tribù che celebra un rito che è un po’ nascita e un po’ sacrificio.
Un rituale pagano, che spazia dall’arcaico al pop, in un pot-pourri storico e stilistico che riesce a legare i misteriosi affreschi profani di Palazzo Schifanoia, XV secolo, alla musica elettronica dei Die Antwoord. Il CollettivO CineticO sembra non volersi far mancare nulla: hanno la danza, hanno la musica, hanno il teatro e hanno il circo; le arti si compenetrano e si incontrano all’interno di quello che è l’espediente narrativo del rituale. Sia che si tratti di volteggiare a mezz’aria su un anello appeso al soffitto, o che si tratti di intonare il sottofondo della pièce dal vivo, il CollettivO c’è.
Il riassemblaggio ipercinetico di codici vecchi e nuovi, all’insegna di quella che appare come un’ode alla corporeità e un elogio di tutto ciò che esula dalla fisicità e tocca il cerebrale, si apre con la voce della Pennini che, nel buio, proietta gli spettatori all’interno di questo luogo d’insondabile mistero. Così, con un soffio, la storia si apre e una serie di scenari si coagulano in immagini pulsanti che rimangono proiettate sulla retina dello spettatore. Nel buio più buio. Forse, ad occhi chiusi. Divertente e poetico con intelligenza e ricercatezza.
postato da Koreja il gio 21 novembre 2024 alle 10:43 - Commenti(0)
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