mar 17 luglio 2018 - ore 08:05

Diario di un workshop



di Annarita Risola
Quando il dolore attraversa la mente di un bambino è come un pennello che s'intinge nell'inchiostro. Porterà con sé, per sempre, una traccia. Quando si è puri, non contaminati, improvvisamente tutto intorno cambia e le persone care, i punti di riferimento si perdono. Subentra quell'incapacità di cogliere il senso delle cose; quel particolare dolore dettato dalla malvagità di uomini apparentemente simili a noi, che disorienta e crea confusione. L'incapacità di comprendere il motivo di tanta crudeltà, provocherà quella sensazione di vuoto d'aria che accompagnerà per sempre le piccole anime violentate che porteranno per sempre con loro quell'intima percezione di eterna disperazione. Paul Celan da quel treno in sosta a Berlino durante la "Notte dei cristalli" virtualmente non scenderà più. Il tormento e l'angoscia termineranno abbandonando il suo corpo alla Senna, nella notte tra il 19 e il 20 Aprile 1970. Nelly Sachs ha saputo convogliare quel dolore nelle sue poesie. Insignita col premio Nobel per la Letteratura nel 1966, morirà il 12 Maggio dello stesso anno. Chiara Guidi, regista, attrice, cantante, porta in scena questo dolore. Lo dichiara apertamente. Non desidera soffermarsi sulle parole che non cerca di spiegare ma neppure se ne sottrae dando loro un significato nel modo più istintivo, quello primordiale, quello usato quando la comunicazione era affidata ai suoni. Ed è cosi che restituisce al dolore la sua forza, la sua crudeltà. Dolce, mite, fiera e forte, Chiara, è. Al di là di ciò che dice, danza con le mani, sposta i suoni li insegue, li placa, li domina, disegnandoli nell'aria con precisa chironomia. Il suo progetto è ambizioso, complesso e suscita emozioni profonde. Azzardo a dire che l'intento è quello di restituire ai ricordi il dolore, evocandolo, richiamandolo ancora con forza, per poi lasciarlo andare via, come l'aria, accompagnandolo fuori...alla porta e...chiudendola per sempre.


Diario

12 luglio, primo giorno, ore 15, siamo in attesa che tutto abbia inizio; alla spicciolata donne e uomini la maggior parte dei quali vestiti di nero, entrano nel teatro Koreja, luogo dell'appuntamento. Lei è già li, quasi in "cattedra" in attesa che i suoi allievi arrivino, ansiosa d'iniziare. Foulard intorno al collo, figura minuta, capelli lunghi raccolti in una treccia. L'entusiasmo, si legge chiaramente nei volti dei partecipanti. C'è un bel clima, si respira entusiasmo, lo si legge chiaramente nei volti dei partecipanti. Ci presentiamo e ad un certo punto:" che ora sono?", domanda la signora che ormai abbiamo capito essere Chiara Guidi, "le 15 e 15" rispondo, e lei:" è tardi, su dai iniziamo!". Ci spiega brevemente che l'idea del "Coro Cittadino",nasce dalla corrispondenza epistolare tra Nelly Sachs e Paul Celan e che il suo fine è arrivare ad essere il luogo della moltitudine che diventa una voce sola, quello cioè di apprendere la voce delle singole voci, mettendo in atto il "noi". Sul tavolo di vetro, decine di fogli sparsi, iniziamo dai materiali da portare, abito nero, fazzoletto, borsa nera, carta di giornale...e noi come a scuola trepidanti, in attesa del compito farci assegnare. Le prove pratiche iniziano subito dopo col riscaldamento della voce, il suono che viene da lontano e va ascoltato nel silenzio, il suono della mela raccolta dall'albero e portata giù. Questo sarà il suono per il Coro degli Orfani, ritmato e severo, quello del Coro dei Salvati in falsetto. Con una parabola discendente ad ogni chiusura la parte femminile. Ben ritmata quella maschile, infine inizialmente sussurrato e poi gridato quello dei "Nascituri".

13 luglio, secondo giorno ore 17. Puntuali. Riscaldamento della voce e ripasso del brano, con nuove sfumature e nuovi dettagli. Ci spostiamo per le prove al teatro Romano di Lecce L'emozione è grande. È qui che capisco la tensione di Chiara Guidi, qui emerge quel "dietro le quinte" di un lavoro teatrale, fatto di luci, di suoni, di posizioni, di voci registrate, di volumi, dinamiche, movimenti, quelli che ad un occhio poco attento possono apparire dettagli, sono gesti che, pur piccoli, acquistano un grande valore. Chiara avanza, indietreggia, vaga sulle gradinate alla ricerca del suono e del volume giusto; della luce che dia quel calore e quel tono di bianco che come la pennellata dell'artista dia vita al proscenio.

14 luglio, terzo giorno, ore 16.30. Ormai consapevoli dell'obiettivo finale e volenterosi di raggiungere un buon risultato cerchiamo di fare del nostro meglio e le prove durano fino a meno di un'ora dallo spettacolo. Il pubblico lentamente riempie il Teatro Romano. Silenzio, buio. II vibrafono di Natàn suona continuamente per ricordare il tormento, ma lo fa dolcemente, percosso o sfiorato dall'archetto. Le luci di Andrea rivelano i volti dei protagonisti, la magia di Chiara Guidi posseduta da voci che non le appartengono, e poi Noi, partendo da ..Noi...e cosi, tra gli applausi si conclude questa particolare avventura umana. "Il dolore, è sabbia, polvere. E lo spessore della polvere crea il silenzio, ma lo spessore accumulato è la voce di tutti è il profumo del tempo che va via".


postato da Koreja il gio 21 novembre 2024 alle 11:14 - Commenti(0)


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