Viaggio dentro “Entities-theater of gestures”, una sperimentazione percettiva firmata Mirko Guido.
Di Beatrice Galluzzo
Approcciarsi al lavoro di Mirko Guido, coreografo leccese trapiantato a Stoccolma, necessita di alcune dovute premesse. Innanzitutto, bisogna metabolizzare il fatto che questo, non è uno spettacolo. Almeno non nel senso classico del termine. In “Entities” non c’è possibilità di essere spettatore passivo. Non è contemplata la tradizionale linea di demarcazione Noi fruitori-Voi performer; è prevista, invece, una dimensione fluida in cui ambo le parti sono ugualmente coinvolte ed ugualmente protagoniste, proiettate contestualmente in uno spazio che non appartiene al mondo materiale del luogo-teatro: quel luogo che è solo luogo d’avvio e di chiusura di una performance e sfida chi siede sulla poltrona a rimanere impassibile. Dunque, spettacolo non è. E allora? La risposta la fornisce lo stesso ideatore del progetto, che presenta il lavoro come “un’esperienza percettiva”.
“Entities” è una ricerca incessante e minuziosa del significato essenziale di gestualità, luci e suoni, depurati da ogni orpello. È una ricerca sul risultato che quest’insieme eterogeneo di input sensoriali riesce a veicolare su una platea. Esprimendosi solo attraverso il movimento, Lisa Schåman, Elise Brewer e Darío Bardam si muovono in un’atmosfera immateriale e onirica, riempita esclusivamente da rumori, luci stroboscopiche e al neon, che proiettano lo spettatore in un apparente delirio allucinatorio dal senso inafferabile. L’esibizione non concede allo spettatore nè tregua, nè risposte. Ma, di certo, è di peculiare interesse come stimoli sensoriali, sostanzialmente neutri e depurati di un qualunque significato imposto, vengano interiorizzati e trasformati in un vissuto che si nutre solo ed esclusivamente del senso proprio che ciascuno, del tutto individualmente, forgia alla luce del suo personalissimo sentire. Indubbiamente intenso, difficilmente dimenticabile.
postato da Koreja il gio 21 novembre 2024 alle 10:43 - Commenti(0)
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