Con Luca Toracca, fra humor e tenerezza
di Annarita Risola
Qual è il confine tra la normalità e l'anormalità? La vita stessa ci porta a camminare su un filo, in perenne equilibrio. Ci adagiamo, creiamo i nostri spazi, i nostri ruoli, le nostre abitudini. Ci crogioliamo nella banalità delle azioni quotidiane che scandiscono il tempo che passa. Tutto accade, anche quando non vogliamo. Siamo coinvolti e fagocitati dalle circostanze che ci costringono a reagire o semplicemente ad accettare gli eventi. È quello che accade a Graham, al secolo Luca Toraccca, fra i fondatori del Teatro dell'Elfo di Milano, protagonista de "Una patatina nello zucchero". Graham ha qualche disturbo mentale che controlla con i farmaci; vive con la madre che lo ha reso succube. L'ambiente è quello di una provincia inglese e lo humor del testo di Bennet traspare tutto; riusciamo a sentire il rumore del tram, il vociare nel bar e il silenzio della sua solitaria esistenza interiore. Ma lui è sereno, tranquillo. Si é ritagliato il suo ruolo preciso e lo svolge con maniacale bravura, ascolta Haydn mentre stira e si preoccupa della madre o crede di farlo. È innocente e ingenuo, crede di essere fondamentale per lei, ma così non è: la madre infatti, vorrebbe riportarlo al centro di igiene mentale semplicemente come un pacco da portare alla posta. Nel suo mondo immaginario, Graham ha ritagliato un ruolo che rivendicherà con forza, senza restare "muto come un pesce!". Esilaranti attimi di tenerezza pura si alternano a raccontare il contrasto tra il dolce e il salato della vita. Toracca ha bisogno di poche sedie per cambiare scena e della sua sola voce, temperata dalla professionalità acquisita nel tempo per creare quell'atmosfera magica che fa del racconto di Bennet un monologo pieno di colore e di sfumature.
postato da Koreja il gio 21 novembre 2024 alle 10:57 - Commenti(0)
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