Chapeau per gli Ubu!
di Ida Barbalinardo
Dicembre, Cantieri Teatrali Koreja: Alfonso Santagata, della storica Compagnia Teatrale Katzenmacher, tiene il primo incontro di un seminario tramite il quale entra in contatto con gli attori di Koreja. Ne nasce una collaborazione per la produzione de "Gli Ubu ad Acaya", spettacolo che riprende l'opera teatrale di Alfred Jarry "Ubu Re", prima parte del ciclo di Ubu, anticipazione del movimento surrealista e del teatro dell'assurdo.
L'opera narra le tensioni incorse tra il popolo degli Ubu, guidato dalle figure di padre e madre Ubu e un gruppo di nobili che fa capo alla figura di Re Venceslao. Padre Ubu lo uccide e s'impadronisce del suo trono; successivamente ammazza anche i nobili e tutti coloro che lo avevano appoggiato, risparmiando inavvertitamente il principe Bugrelao il quale spera di riconquistare, in qualche modo, il trono del padre.
Il Festival del Teatro dei Luoghi, come racconta il nome stesso, ha come principale intento quello di valorizzare spazi diversi e beni culturali attraverso il teatro: in questa edizione si va dal Teatro Romano al Carcere di Borgo San Nicola, dalla pinacoteca del Museo Castromediano di Lecce fino ad arrivare a Palazzo Grassi ad Aradeo e alla Chiesa di Santa Caterina a Specchia per poi terminare in Albania e Kosovo.
Saranno le mura del cinquecentesco Castello Aragonese di Acaya ad ospitare la storia degli Ubu: una struttura che riporta al passato, immersa nella calma della grande piazza del borgo, riscaldata da pochi lampioni.
Gli attori vivono questo luogo al meglio, abitandone ogni stanza e il pubblico ha la possibilità di assistere ad ogni scena in uno spazio diverso godendo in toto della bellezza del castello e lasciandosi trasportare dal ritmo frenetico e coinvolgente che caratterizza lo spettacolo.
A prescindere dalla componente itinerante, ciò che contraddistingue maggiormente questo lavoro è la sua particolare cifra stilistica.
In veste di riscrittura della sopracitata opera di Alfred Jarry infatti, presenta componenti care al teatro dell'assurdo: l'amore per la provocazione, per la parodia, per il grottesco. Il popolo-famiglia degli Ubu incarna totalmente le caratteristiche di questo genere fin dai primi istanti dello spettacolo.
Sono creature mostruose gli Ubu, ma allo stesso tempo ridicole. Suscitano, in chi le guarda, reazioni altalenanti tra il sorriso e l'inquietudine.
Posture e movenze innaturali, animalesche, esasperate; suoni gutturali accostati a una sorta di nuovo linguaggio, un grammelot tra vari dialetti che impasta le parole ad un ammasso di vocali. Si percepisce un lavoro importante compiuto sugli attori: l'uso della voce e della mimica facciale, la tensione del corpo, le posizioni scomode e innaturali sono al servizio del linguaggio.
"Gli Ubu ad Acaya" è uno spettacolo differente rispetto a ciò che si è abituati a vedere a teatro e nonostante il primo momento di smarrimento rivela una realtà che, pur nella sua stranezza, attira l'attenzione del pubblico, suscitando ilarità ma anche importanti riflessioni sulla potenza del teatro, capace di comunicare tramite una miriade di registri differenti.
postato da Koreja il gio 21 novembre 2024 alle 11:12 - Commenti(0)
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