Gli amanti libertini di de Laclos e il potere perverso della seduzione
di Beatrice Galluzzo
Elena Bucci, Marco Sgrosso e Gaetano Colella vestono di taffetà e rendono tridimensionali i carteggi e le evoluzioni epistolari del celebre e controverso romanzo “Le relazioni pericolose”, firmato da Pierre Ambroise Choderlos de Laclos, generale e scrittore che in punta di piuma d’oca tratteggiò le linee di un’epoca dei Lumi ormai giunta agli sgoccioli.
Dalle pagine di de Laclos parte, dunque, il processo creativo delle Belle Bandiere, che riescono brillantemente nel lavoro di traduzione di un’opera letteraria complessa, riducendo 400 pagine di scambi epistolari, nella dimensione materiale e dinamica del mezzo teatrale e rendendo con fulgida vitalità i voluttuosi volteggi comunicativi degli eccentrici e imparruccati personaggi delle “liaisons”. Il rischio di un percepito immobilismo, dato appunto dalla mancanza di un avvicendarsi scenico che non è reso, ma solo descritto e raccontato attraverso le parole dei protagonisti, rimane dunque sulla carta; il palcoscenico è reso, in realtà, straordinariamente vibrante quasi esclusivamente facendo leva sulla forza delle parole.
Sullo sfondo di un’imminente Rivoluzione Francese che marcia inesorabile, ma di cui i nobilissimi protagonisti non paiono percepirne le eco, la machiavellica Madame de Marteuil e il visconte de Valmont, cinico seduttore di dongiovannesca memoria, tessono le fila di una rete malefica, fatta di menzogne e raggiri, tutta tesa a soddisfare le proprie vacue ed egotiche aspirazioni. Valmont e Martuil riempiono pagine e pagine di sofismi e si eleggono burattinai dei destini altrui - evidentemente incapaci di prendere le redini dei propri - al fine di piegare le volontà ingenue della casta e pudica Madame de Tourvaille, obiettivo ultimo delle mire erotiche di Valmont, e di una coppia di giovani, Danceny e Cécile de Volanges, ancora estranei alle logiche di finissima e sinistra sopraffazione sentimentale di cui i due protagonisti paiono essere i più esperti maestri.
La Bucci riesce nell’impresa di sdoppiarsi in due personaggi tra cui intercorre un’antitesi caratteriale misurabile in distanze siderali. Da una parte la libertina e sfrenata marchesa de Marteuil e dall’altra, la sposa devota Presidentessa de Tourvaille, donando a entrambe una caratterizzazione unica e minuziosa, delineandone meravigliosamente le personalità e le intime caratteristiche dell’essere attraverso la tonalità di una voce che si fà flebile e timorosa per la timida Presidentessa, o tonante e costantemente intrisa di un raggelante sarcasmo per la licenziosa marchesa; oltre che, naturalmente, in virtù di un cambio d’abito e di pettinatura studiati in modo da rimandarne gli attributi e le peculiarità: mentre un rosa tenue investe i drappeggi della candida mogliettina, nuances fosche e decise decorano il sontuoso vestito della donna dai mille e uno peccatucci.
La sua controparte maschile, Valmont, è reso perfettamente da Sgrosso nel suo ambire ad essere, più che realmente riuscirci, un seduttore della prima ora. Attraverso una mimica facciale volutamente esagerata e studiata in modo da far scrosciare fiumi di risate su quella che è evidentemente una maschera instabile che il visconte posa sul viso in virtù di un ferreo auto convincimento, Sgrosso rende perfettamente i contrasti di un personaggio che ci prova, ma poi fallisce miseramente, nel suo intento di tenersi al passo con una vita di libertinaggio e sfrenata seduzione che, per lui come per tutti, significherà una miserevole rovina. In tutto questo, Colella diviene contestualmente la penna del romanzo, de Laclos, ma anche Cécile de Volanges e il Cavaliere Danceny, senza dimenticare i personaggi minori come Madame de Volanges e Madame de Rosemonde, riuscendo a districarsi perfettamente tra le parti, in virtù di una duttilità teatrale che è evidentemente appannaggio dell’intero cast.
postato da Koreja il gio 21 novembre 2024 alle 10:30 - Commenti(0)
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