IL SANTOLIVO. REQUIEM PER UN ALBERO – DIARIO#2
Venerdì 14 luglio, ore 16. L'appuntamento era stato deciso la sera prima davanti alla sede del circolo ippico di Aradeo, dopo giorni trascorsi in trasferte ed esplorazioni nei cimiteri della campagna. Corpi morti, sterili, divorati dall'interno, lasciati a occupare un tempo immoto, in pose da martiri.
Tra questi, scegliere il nostro santo: è la missione di oggi pomeriggio. L'ulivo protagonista della performance del 29 luglio, il portavoce della sterminata storia di uomini e alberi scritta nello spazio-tempo del territorio salentino, il nostro comune “caro estinto” da ricordare e compiangere, inargentare e interrogare.
Non è stato semplice assegnare questa parte. Anna Stigsgaard, la regista, nei giorni precedenti si è lanciata più volte in sella a una bicicletta nell'esplorazione della campagna. Ha scavalcato muretti a secco, ha chiesto informazioni sui proprietari degli uliveti, li ha incontrati, ha fotografato le foglie aride e i tronchi contorti come arti. Alla fine, è tornata al primo degli alberi incrociati. Sarà lui il nostro santo, ha pensato Anna davanti a quel monumento di quattro metri ridotto alla propria ombra, prosciugato dalla malattia, finito da un incendio che ne ha carbonizzato il fusto.
Giovedì sera, davanti al circolo ippico di Aradeo, si decide l'ora dell'appuntamento con Luigi e Antonio, i due volontari che ci scorteranno in questa delicata missione. Venerdì pomeriggio, alle 16, sappiamo che prelevare questo albero dall'angolo di terra che è stato segnato dalla sua presenza per quasi un centinaio d'anni e trasformarlo nel nostro protagonista non sarà una mera operazione meccanica, ma un rito funebre da adempiere con raccoglimento e rispetto.
Zona Campi Latini, a pochi passi dalla stazione di Seclì-Neviano-Aradeo. Un tempo, raccontano Luigi e Antonio, qui c'era un vasto appezzamento. Poi la maggior parte è stata espropriata per far posto alla provinciale, sono rimasti soltanto sette alberi: avrebbe avuto ancora senso continuare a curarli? Chissà. Questi, hanno finito per ammalarsi.
Mentre raccontano, hanno già avvolto il fusto dell'ulivo in una spessa cinghia e lo hanno agganciato alla gru che dovrà sollevarlo. Antonio imbraccia una motosega, in pochi secondi dal tronco si alza un vento di schegge e un rumore acuto, che si fa più sordo all'addentrarsi della lama. Tutto secco e arso che è, il nostro santo si difende, non è semplice strapparlo alla sua tomba, il lavoro richiederà almeno venti minuti. Poi si sente un crepitio, come un rumore di ossa rotte: una resa.
La gru muove l'ulivo, i rami cadono orizzontali come arti abbandonati. Il fusto, sollevato, si ritorce su se stesso, i rami si fanno ali, lambiscono circonferenze invisibili come in una danza rituale. Anna non sta a guardare, aiuta a raddrizzare il corpo, sta attenta che i rami non si spezzino: protegge il suo santo. Uno di questi piroetta più velocemente e le sfiora la testa, facendola cadere sulla terra arsa. «Mai, mai è successo che andasse tutto liscio, quando si taglia un ulivo», commenta Luigi. Troppo grande e maestoso, evidentemente, per essere manipolato dagli uomini.
Sono trascorse quasi due ore quando riusciamo ad adagiarlo a terra, nell'officina che lo custodirà fino al giorno in cui si andrà in scena. In ogni performance c'è una scena e, dietro a questa, una complessa macchina che la prepara. Un percorso invisibile quanto oneroso, un lungo impegno scandito centellinando scelte, esaltandosi per un'illuminazione inattesa, rimettendo tutto in discussione e ricominciando a cercare ancora. Percorrendo chilometri di strade sterrate alla ricerca di un personaggio. Trascorrendo due ore in un tenace corpo a corpo con un cadavere d'ulivo.
di Giorgia Salicandro - foto di Daniele Coricciati
IL SANTOLIVO in scena ad Aradeo il 29 Luglio 2017 ore 21.30 partenza da Piazza Camine
postato da Koreja il gio 05 dicembre 2024 alle 16:57 - Commenti(0)
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