LO STUPRO È VILE VIOLENZA, NON È UNA MALATTIA
di Gigi Mangia
Quanta forza bisogna avere per superare l’angoscia e quanta cultura per trovare la via per uscire dal dolore?
La morte di Noa, la ragazza olandese di 17 anni che ha deciso di morire, ci interroga e ci obbliga a rispondere sulla fragilità degli adolescenti e sul ruolo della scuola nella loro vita.
Noa aveva 11 anni e ha subìto violenza; poi l’ha subìta a 14. Sentiva il suo corpo sporco ed un dolore senza parole. La sua era una non-vita, segnata da una rottura irreparabile dell’anima col suo corpo. Noa non era una ragazza malata, ma una donna stuprata, violentata nel corpo, ferita ed offesa nella sua intimità più riservata e più profonda. È difficile vivere quando ogni mattino apri gli occhi e trovi il dolore che non puoi dimenticare, che attraversa il tuo tempo e non esce mai dall’orizzonte dei tuoi sentimenti.
Lo stupro è una violenza che ferisce l’anima ed il corpo. La guarigione è un percorso più difficile, perché esige la ricostruzione dell’Io interiore ed il raggiungimento della libertà di amare oltre, cioè di avere la forza di annullare la cultura maschile, intesa come possesso del corpo della donna, una palestra in cui realizzare le sue prestazioni sessuali; un incontro come se fosse un divertimento nel dopo lavoro.
È contro questo modello che la scuola deve intervenire per arginare il flusso irrazionale degli impulsi sessuali. In questo modello, la donna è preda; il maschio è ancora troppo cacciatore. La scuola di secondo grado è ferma al modello di Giovanni Gentile, il ministro filosofo del Fascismo. Manca alla scuola l’educazione dei sentimenti, quindi, il terreno su cui costruire la rete dei rapporti, del rispetto ed il riconoscimento della diversità di genere. Il percorso è difficile, bisogna entrare dentro di noi per trovare le parole del racconto, della narrazione, della propria vita. Come cura, quindi, come scoperta di vittoria del male sul dolore. L’angoscia è un tunnel difficile da superare, ma non impossibile: lo stupro, però, non è una malattia ma un vile atto di violenza, solo vile, estremamente vile, contro la donna.
Noa ha deciso di morire per uscire fuori dal dolore dello stupro che l’animo femminile non può tollerare e nessuna cultura può giustificare. Noa non può essere accusata di suicidio, al contrario, con il suo gesto ha voluto scrivere il rifiuto della violenza e dire che non è una malattia, ma pura e vile violenza.
postato da Koreja il sab 23 novembre 2024 alle 09:19 - Commenti(0)
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