"Ed egli rispose: Colui che ha intinto con me la mano nel piatto, quello mi tradirà. Il Figlio dell'uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell'uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell'uomo se non fosse mai nato!" (Matteo 26, 23-25)
Anno 2027, un futuro in cui è legittimo farsi giustizia da soli, in cui non servono prove certe per condannare qualcuno. In cui, col denaro, si sovvenzionano strutture private che smaltiscono il crimine uccidendo i presunti colpevoli in sole 24 ore. Secondo capitolo de La trilogia dell'attesa, L'ultima Cena prende in prestito la figura del torero avvolto e protetto dal suo "Traje de Luces", la divisa dorata, per indagare come vive le sue ultime ore un uomo accusato di reato. Condannato, prigioniero oppure ostaggio? Spera nell'assoluzione o finisce per sognare la condanna a morte? La reclusione diventa un vero e proprio circo degli orrori. Qualcuno si diverte a fargli superare prove da reality show che ricordano "Chi vuol essere milionario". In premio c'è l'esecuzione letale dal minor dolore o nella migliore delle ipotesi, la grazia. Chi è il suo guardiano? Il boia esiste perché necessario. Il torero esiste perché la gente invoca il suo nome. Il mostro è sotto il letto, ma spesso lo invitiamo a dormire accanto a noi. La figura del torero si sovrappone, inevitabilmente, a quella del boia. Una lenta metamorfosi in cui la vittima diventa carnefice. E l'aguzzino, forse, è giustificato dal desiderio di vendetta nei confronti di un uomo che crede di aver commesso un atto folle e disumano. È il giorno di carnevale. Durante la sfilata nella piazza del paese, sparisce un uomo mascherato da torero, l'abito del killer a cui tutto è concesso.
L'ULTIMA CENA TEASER
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