Sei ragazze. Sei giovani attrici selezionate durante un giro di seminari tenuti da Koreja nell'Europa centro orientale. Sei giovani donne si incontrano in uno dei tanti crocevia del presente. Quei non luoghi che frequentiamo senza vedere. Ola, Anna Chiara, Simona, Irina, Alessandra, Rosaria. Tre sono italiane, una è polacca, una è bulgara, una è macedone. Tutte parlano più o meno inglese. Quali sentimenti coltivano sei ragazze di nazionalità diverse, che si parlano attraverso una lingua comune superficiale? Hanno memorie comuni? Che storie possono raccontarsi e raccontare? E, soprattutto hanno una storia comune da raccontare? Immagini, danze, musiche e parole che frullano identità impossibili, mobili, fluide. Scintille di senso imprevedibili. Tutte hanno conti in sospeso con la loro patria, tutte hanno conti in sospeso con i loro padri. Scusa papà... scusa... Volevo solo sapere quanto tempo mi rimane...Quanto tempo mi rimane da vivere... e come.
[...] Con le sei ragazze ho fatto lunghe interviste che ho ripreso in video. Più che interviste sono sedute psicanalitiche. Ho chiesto loro di raccontarmi quando hanno avuto davvero paura, quando si sono sentite al sicuro. La paura è il sentimento dominante del nostro tempo. Perché possediamo tanto. Perlopiù cose. Quindi abbiamo paura che gli altri, che il resto del mondo, a cui abbiamo rubato il tanto che abbiamo, ci presenti il conto. Abbiamo paura che ce lo portino via. Alle sei ragazze ho chiesto di raccontare storie, non ho chiesto opinioni. Sono venute fuori testimonianze diverse: se una ha vissuto sei, sette anni sotto il comunismo, ha paure e desideri diversi da una che discende da Alessandro il Macedone. Per queste ragazze è molto importante raccontare il padre. I loro padri...fino ad Alessandro il Macedone. E la parola padre ha la stessa radice semantica della parola patria [...] Gabriele Vacis
Biglietto intero: € 15,00 Ridotto convenzioni (Soci Coop, Feltrinelli, Fai, Arci): € 12 Ridotto (under 30 e over 60): € 8,00 Ridotto ADISU (Studenti Università, Conservatorio e Accademia) : € 4,00
Info e prenotazioni posti: 0832.242000 E' anche possibile ACQUISTARE I BIGLIETTI ONLINE
Sabato 28 gennaio nuovo appuntamento col #TeatroInBici. Partenza prevista per le 18.30 dalle Manifatture Knos muniti di bicicletta (chi non ne possedesse una, può, come sempre, utilizzare quelle messe a disposizione dalla Ciclofficina Popolare Knos di Lecce versando un libero contributo). Punto di arrivo i Cantieri Teatrali Koreja dove l'ormai famoso "cicloaperitivo" ristorerà i partecipanti prima de "La parola Padre", lo spettacolo di Koreja con la regia di Gabriele Vacis in cui sei giovani donne si incontrano in uno dei tanti crocevia del presente, quei non luoghi che frequentiamo senza vedere. Tre sono italiane, una è polacca, una è bulgara, una è macedone. Hanno memorie comuni? Che storie possono raccontarsi e raccontare? Tutte hanno conti in sospeso con la loro patria, tutte hanno conti in sospeso con i loro padri.
L'obiettivo della nostra passeggiata è quello di attraversare Lecce con uno sguardo più attento alle donne che vi hanno abitato. In tal senso, visiteremo l'imponente Torre del Parco, dimora storica quattrocentesca, simbolo di fortezza inattaccabile e rappresentazione della potenza e della cultura della contea nel periodo medioevale e rinascimentale, che si lega indissolubilmente a diverse importanti figure femminili: da Maria d'Enghien, contessa di Lecce, donna bellissima e colta, regnante illuminata che si fece promotrice di cultura e di arte, alla regina Giovanna, prima sovrana di Napoli, donna dissoluta e madre di Carlo V, la cui figura ancora oggi è avvolta nel mistero e nella leggenda: di lei si narra che dopo aver giaciuto con i suoi soldati li sopprimesse, facendoli gettare nei pozzi della Torre stessa. Alla sfrontatezza del potere incarnato dalla regina Giovanna, si contrappone la figura di Anna Colonna, nipote di papa Martino, che favorì l'insediarsi dell'antico Convento che nel ‘600 sorse fra le mura del quattrocentesco maniero costituito dall'alta Torre e dal Palazzo del Principe, sede della Zecca di Stato e del Tribunale.
Il compito che ci spetta è quello di "muoverci" nella storia cittadina, di scoprirla e comprenderla. Storie di donne e di figlie, di padri e di patrie.
Prenotazione obbligatoria - SI RACCOMANDA MASSIMA PUNTUALITA'
ore 18.30 - Partenza dalle manifatture Knos ore 20.15 - Arrivo a Koreja e Cicloaperitivo ore 20:45 - Inizio Spettacolo
Costi: passeggiata con visita alla Torre del Parco + CicloAperitivo+ spettacolo €15 intero / €10 ridotto (under 30 - over 65)
info e prenotazioni: 339.8227727 / 388.9348373 Ai fini di una migliore organizzazione, è consigliabile prenotare in anticipo.
RASSEGNA STAMPA LA PAROLA PADRE [...] Sei ragazze [...] è impossibile non avvertire l'incalzante desiderio di parola nei corpi pronti a raccontare [...] la prima voce pare che provenga da tutte e da nessuna [...] se sia la storia dell'una o dell'altra non lo si comprende immediatamente ma è certo che il racconto appartiene ad ognuna. E' l'e-mail destinata ad un qualche padre, redatta nella distanza, probabilmente in un aereoporto nell'attesa di partire per un altrove capace di allontanare il più possibile da una qualche patria che non ha mantenuto le sue promesse. Termini affini, padre e patria, nella radice come nel senso, anche e forse in modo particolare, proprio nella questione del promettere e del tradire [...] L'eccellente sincronia fra le ragazze disvela la varie affinità semantiche dando vita ad una babele-donna che non demolisce ma costruisce e, se scompagina, lo fa per edificare di nuovo [...] Il paradosso e l'ironia capace di sciogliere il ghiaccio e di allontanare la pena, convivono, nella drammaturgia di Vacis, con le lacerazioni dell'anima mentre la musica, emblematicamente, scandisce i momenti chiave di uno spettacolo lungo ma fluido, restituendo quasi una dimensione adolescenziale che agisce nel backstage dell'immaginario [...] Paola Teresa Grassi (Krapp's Last Post)
Annachiara, Ola, Simona, Irina, Alessandra e Maria Rosaria si incontrano in uno dei tanti crocevia del presente. Non è importante capire se sia un aeroporto o un autogrill. Si incontrano. Vengono da Paesi diversi: Irina da Plovdiv, Bulgaria; Simona da Skopje, Macedonia; Ola da Cracovia, Polonia. Tre sono nate sotto il comunismo, e sono impersonate da attrici dell'Est. Tre sono figlie del Mezzogiorno d'Italia. Le ha scelte e messe insieme un grande uomo di teatro, Gabriele Vacis, che dopo il lavoro con Marco Paolini continua a lanciare nuovi personaggi, a esplorare altre strade. Questa l'ha portato in Puglia, a Lecce, ai Cantieri Teatrali Koreja. Oltre due mesi di lavoro per preparare uno spettacolo, La parola padre, che quest'estate sarà nei teatri dell'Adriatico: esordio ieri sera 6 luglio ad Ancona, e poi Croazia, Albania, Abruzzo, Puglia. Al centro della pièce è il rapporto tra le giovani e i loro padri. La politica all'apparenza non c'entra. In realtà, si affronta il tema - rimosso un po' da tutti - del grande esperimento comunista, del vuoto devastante di valori aperto dalla lunga stagione del totalitarismo, ma anche delle delusioni del presente. Espresse da Simona, la macedone che rimpiange Tito perché almeno un tempo poteva vedere i suoi amici croati e serbi, e non frequentare solo altri macedoni. Non a caso è Simona a dire una battuta, pronunciata quasi per scherzo, che è diventata parte del testo: «In questo spettacolo le ragazze piangono continuamente... Perché questo è un momento in cui noi ragazze europee abbiamo voglia di piangere come fontane». Aldo Cazzullo, Io Donna, 7 Luglio 2012
Piene di senso, identità e corpo espressivo, sono alla ricerca di un presente perduto, le sei ragazze-attrici (macedone, bulgara, polacca, e tre italiane del meridione) su cui Gabriele Vacis ha cucito La parola padre, lavoro col marchio della compagnia Koreja battezzato all' Anfiteatro di Ancona per l' Archeo.S Festival. Spettacolo umano e lancinante di appelli a figure paterne, di affetti disturbati e non sempre ricevuti dall' intransigenza maschile, lo spunto sembra una kafkiana Lettera al Padre allargata a una Babele di donne dell' Est e del Sud, finché alle radici s' associano anche liriche per l' ex comunismo protettivo (dove padri e società erano "giornate di pioggia"), con rabbia per fidanzati morti senza il dolore del genitore, e con l' appello "quanto mi resta da vivere così?". Davanti a un muro di 198 bottiglioni d' acqua. Rodolfo di Giammarco, la Repubblica 8 luglio 2012
PROSSIMI APPUNTAMENTI STAGIONE TEATRALE
TEATRO IN TASCA dom 5 febbraio | ore 11 e ore 17.30 UnterWasser (Roma) OUT
STRADE MAESTRE // INCONTRI ven 10 febbraio | ore 18.30 Emilio Nigro PROVINCIA CRONICA dialogo con Mauro Marino
STRADE MAESTRE // TEATRO sab 11 febbraio | ore 20.45 Carullo-Minasi (Messina) DUE PASSI SONO
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