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Il mondo in cui ci troviamo a vivere è solcato da una ferita aperta che meglio di ogni altra cosa lo descrive: è la soglia, il confine, la frontiera che separa e insieme unisce il Nord del mondo, che si autorappresenta come democratico, liberale e civilizzato e il Sud, che rappresentiamo come povero, morso dalla guerra, poco civilizzato e antidemocratico. È propriamente su quella soglia, sul confine sottile di quella frontiera, che si gioca il "grande gioco" del mondo contemporaneo. Quella soglia è il mare, oppure si apre su confini territoriali spalancati o al contrario presidiati. Noi italiani frequentiamo quotidianamente quella frontiera, perché ne siamo parte, è parte della nostra essenza geografica e culturale, ed è quindi sulla nostra pelle che il mondo gioca le sue carte. Leogrande dà voce a questi territori inesplorati, a queste terre di nessuno o di tutti, attraverso cui avvengono le migrazioni e si consuma l'epica dei nostri giorni: lì si combatte per vivere o per morire.