Ciò che mi lega al teatro e più in linea generale all'arte è un patto di sangue. Ogni volta che qualcosa che scrivo va in scena o viene letto , sento in me risuonare le campanelle del ricordo e del dolore per i miei cari prematuramente scomparsi. E sono sempre loro, mio fratello e mia madre, in fondo in fondo i miei "spettatori" nascosti, a cui rivolgo, e da cui nascono, tutte le mie idee tutte le mie ambizioni. ORA PRO NOBIS è un canto al dolore dell'esistenza, una preghiera per la fine della speranza. In un momento in cui l'inverno era divenuto caldo, i focolai di violenza nelle città in continuo aumento, l'intolleranza, il razzismo e l'egotismo sempre più sfrenati ho sentito il bisogno di tornare a pregare, a credere pur non credendo, perché arreso, senza via di scampo, impotente. Intrappolata dai media in un gigantesco girone infernale, la condizione attuale dell'essere umano sembra far già intravedere quello che il futuro preserva: un pauroso e disastroso medioevo dove l'intelligenza è completamente atrofizzata e piegata al potere delle nuove tecnologie che assurgono al ruolo di nuove divinità, terribili e necessarie.
ORA PRO NOBIS è un lungo urlo lancinante per il dolore causato dal marcio e dalla cancrena che sta divorando il pianeta, e come tutti gli urli di disperazione, inutile, muto di fronte al cinismo che esso stesso innesca.
Filippo Frittelli
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