ALFARANO, KOREJA E LECCE CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA

ALFARANO, KOREJA E LECCE CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA
Lettera aperta

Ho avuto modo di ascoltare sull'emittente L'ATV le esternazioni dell'assessore Alfarano a proposito di Koreja riportando presunte mie affermazioni in occasione dell'incontro su ‘Lecce capitale europea della cultura' del 21 marzo scorso. Avrei detto in tale occasione che ‘esiste solo e soltanto Koreja', che ‘Koreja vuole gestire in maniera esclusiva il Teatro Paisiello' e che quindi Koreja vuole monopolizzare il teatro nella città. A quell'incontro erano presenti funzionari e dirigenti del Comune che credo abbiano anche trascritto gli interventi da cui l'assessore Alfarano potrà verificare che non ho assolutamente rilasciato quel tipo di dichiarazioni e che quanto da me detto è stato ancora una volta interpretato in maniera volutamente distorta e a fini di polemica elettorale.
Ho sottolineato invece nel mio intervento che ‘Capitale europea della cultura' è un bando europeo, una competizione per la quale occorre prepararsi nel modo migliore e migliorando regole, servizi e performance da parte di tutti gli attori sociali e della comunità intera.
Ritenendo, diversamente da quanto enfaticamente affermato dall'assessore Alfarano, che Lecce non è già, non è ancora capitale europea della cultura, ho indicato due delle criticità da superare: l'assenza di regole trasparenti, come quelle europee appunto, nella gestione delle attività culturali e dei finanziamenti comunali. Avrei dovuto anche aggiungere che la vera differenza con la Regione Puglia è che il Comune non fa mai bandi, non ha un vero regolamento da cui si possano evincere le strategie e gli obiettivi dell'amministrazione comunale. Noi operatori della cultura non capiamo se il Comune di Lecce è tenuto a finanziare senza distinzione di sorta l'intrattenimento o l'associazionismo, l'impresa culturale o il volontariato, se ha a cuore o meno l'eliminazione del precariato e del lavoro nero nel settore artistico, se deve essere il Comune il soggetto che programma e gestisce le attività o se devono essere gli attori culturali cittadini, le associazioni, le imprese etc o entrambi in partenariato. Non lo sappiamo, né l'assessore ci aiuta a capire ciò. E' evidente che non si può essere capitale europea della cultura né città d'arte e di cultura se non si adottano subito regole di trasparenza e se non si abbandonano le strade dell'improvvisazione, della discrezionalità e del favoritismo politico. Un cambiamento vero in tal senso può solo recare vantaggio agli amministratori che si doterebbero di criteri per decidere e selezionare gli interventi, agli artisti che crescerebbero professionalmente e agli operatori culturali che potrebbero pianificare meglio le loro attività.
L'altro aspetto riguarda il miglioramento della gestione del patrimonio culturale pubblico: tutte le città europee della cultura hanno rivoluzionato la propria skyline, attivando negli spazi di pregio storico o di carattere industriale, di proprietà pubblica e privata la filiera dei musei, teatri, centri d'arte contemporanea, biblioteche, auditorium per la musica e affidandone la gestione a cooperative di giovani e a curatori esperti con meccanismi virtuosi e trasparenti di spesa pubblica e di rischio imprenditoriale, con ricadute effettive sull'occupazione giovanile e sulla qualità della vita. Perché non fare altrettanto per il Castello Carlo V, il Conservatorio S.Anna, i Teatini, l'Istituto Margherita e per le altre decine di spazi straordinari della nostra città? Questo ho detto, questo volevo dire senza alcun spirito polemico, solo con l'intento di suggerire metodi e direzioni di lavoro per un compito difficile e straordinario.
Non ho assolutamente parlato di gestione del Teatro Paisiello perché l'assessore forse non sa che il Comune di Lecce ha già affidato la gestione del Paisiello ad Astragali che ha vinto un bando della Regione Puglia riguardante le residenze teatrali. E mi tocca per la millesima volta ribadire che a Koreja non interessa la gestione del Teatro Paisiello e che non aspira a gestire altri spazi se non il proprio teatro, i Cantieri Koreja per i quali incombenze e oneri diventano ogni giorno sempre più pesanti tra Ici, Tarsu, affissioni, Irap, Iva, Irpef, Inps, Enpals, Inail, Siae, insegne luminose e tutti i costi della gestione e delle attività.
Koreja vorrebbe il Comune di Lecce non solo come collettore di tasse e imposte ma come partner di un progetto artistico e culturale stabile e duraturo per i cittadini di Lecce e del Salento. Da dieci anni vorrebbe poter mettere, pagando, la segnaletica che indica la direzione verso il nostro teatro (perché non si può mettere nella città d'arte e di cultura questo tipo di segnaletica?). Vorrebbe sentire dire dagli amministratori comunali che Koreja rappresenta una risorsa culturale (non la sola) che promuove nel mondo l'immagine della città. Vorrebbe veder rinnovata per il 2012 e per il 2013 la convenzione già sottoscritta nel 2011 dal Sindaco di Lecce magari con risorse più adeguate che permettano un riconoscimento non formale all'unico teatro stabile ‘innovazione riconosciuto dal Ministero nella nostra città e provincia. In assenza di tale riconoscimento è davvero imbarazzante per Koreja rispondere alle richieste di partecipare a ‘Lecce capitale europea della cultura'.
Invito pertanto l'assessore Alfarano a farsi la sua legittima campagna elettorale con meno slogan anacronistici e con più motivate argomentazioni capaci magari di leggere, interpretare e dare risposte alla difficile situazione di crisi che coinvolge anche la vita culturale della nostra città.
                                                  Franco Ungaro, Cantieri Teatrali Koreja

CONTENUTI

30 marzo 2012

ore 15:00


Lecce