In memoria di Torger Wethal

In memoria di Torger Wethal

Domenica 27 giugno alle 7,45 di mattina è morto Torgeir Wethal.

Torgeir lo ricordiamo per quel sorriso stampato sulla bocca e negli occhi quando nell'ottobre del 2006 lo abbiamo visto per l'ultima volta ai Cantieri Koreja di Lecce per lo spettacolo Le grandi città sotto la luna. Ma lo ricordiamo soprattutto per la lunga permanenza a Carpignano Salentino in quella bellissima stagione di baratti ed entusiasmi collettivi. Quel sorriso è qui ora a ricordarci della sua gentilezza e sapienza ma soprattutto della consapevolezza di essere stato un protagonista della storia del teatro universale. Se ne va per primo il più giovane tra coloro che non ancora ventenni nel 1964 arrivarono all' Odin Teatret , ininterrottamente presente dal 1965 ad oggi, caso unico nelle biografie degli attori, in quasi tutte le creazioni del gruppo danese Odin Teatret, da Ornitofilene a Andersen's dream, in un rapporto raro e straordinario di fedeltà e dedizione al proprio maestro, il nostro Eugenio Barba.
Torgeir sembrava essere diventato il più razionale tra gli attori dell'Odin, il più freddo, il più distaccato, e lo ricordiamo così ne Le grandi città sotto la luna, a dispetto invece delle tante immagini di repertorio che ci consegnano un corpo dinamico, vitalissimo, atletico quasi a documentare e fissare per la storia futura un modello d'attore con un suo debordante linguaggio del corpo.
Solo sciocche infatuazioni e mistificazioni hanno potuto ridurre la 'rivoluzione barbiana' alla esplorazione di un metodo di allenamento fisico e vocale dell'attore. Il lavoro di Torger negli spettacoli dell'Odin ci dimostra quanto inseparabile siano logos e bios, corpo e mente, creatività e disciplina, mestiere e invenzione. Lo ricordo ancora nei panni di Sabbatai Zevi ne Il Vangelo di Oxyrhincus, vestito come profeta e santone dark, oltranzista, fanatico, trasformista, ipocrita e opportunista in uno spettacolo del 1985 che racconta come meglio non si potrebbe le derive del presente.
Torgeir lascia nel Salento ricordi indelebili e affetti insieme a una di quelle domande ineludibili e terribili: perché si fa l'attore, perché si è attore oggi? Lui sembra dirci che il problema non è la bravura tecnica , ma la verità dell'attore, la sua fede estrema nelle azioni e nelle idee in cui crede, il suo coraggio che lo spinge a superare limiti e ostacoli, il sentimento della sfida nei confronti della vita e delle paure.
Ogni attore dovrebbe considerare ogni suo spettacolo come se fosse l'ultimo, quello attraverso il quale lascia il proprio testamento spirituale. Con responsabilità e coraggio, come ha fatto Torgeir. A lui Koreja dedica il pianto e La passione delle Troiane giovedì sera a Novi Sad.

Koreja

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27 giugno 2010

ore 07:45