IL SOGNO DEGLI ARTIGIANI

Vico Quarto Mazzini (Bari)

IL SOGNO DEGLI ARTIGIANI

di Michele Santeramo, regia Michele Sinisi
con (in o. a.) Michele Altamura, Nicola Borghesi, Riccardo Lanzarone, Gabriele Paolocà

Prendendo spunto dal Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare i quattro attori si confrontano portando in scena aspirazioni, sentimenti, piccole meschinità e grandi ideali. Il risultato è intelligente e comico. Il regista, in scena e fuori, mostra tutte le frustrazioni per un mondo che non lo capisce, per una compagnia che fatica ad interpretare i suoi sogni e per un pubblico con il quale non può fare a meno di confrontarsi.
Teatro nel teatro, tecniche di messa in scena, riflessioni sull'arte dell'attore. La compagnia mette in scena un'esilarante versione delle nozze di Piramo e Tisbe per ottenere un vitalizio che li affranchi dalla quotidiana ricerca del sostentamento.
Il duca Teseo ha rapito Ippolita e la vuole sposare. Non solo: per il suo matrimonio vuole uno spettacolo. Gli artigiani Botto, Cotogno, Canna e Fameterna sono in una bottega e stanno provando uno spettacolo: la crudelissima tragedia e la penosissima morte di Piramo e Tisbe. Devono farlo perché il duca, in persona, lo ha chiesto. Non solo: il duca ha anche promesso un vitalizio agli attori più meritevoli.
Il Sogno degli artigiani mette in scena questo momento: le prove dello spettacolo, minacciate dalla incapacità, dagli impegni quotidiani, dal sogno di meritare il vitalizio, dalla vita intorno che tenta di entrare nelle prove, dal desiderio di saper mettere in scena lo spettacolo, dalle difficoltà a farlo, dall'improvviso piano di tentare un furto nel palazzo ducale, dal dover costruire le scene, dal dover interpretare Tisbe essendo Canna, dall'essere circondati da fate folletti la regina delle fate il re.
Il Sogno degli artigiani vuole essere innocenza, realtà che si compone tutta per somma di istinti, di trasformazioni, teatro che si fa teatro. E' un gioco comico, è come mettere la lente d'ingrandimento nel Sogno di una notte di mezza estate per vedere, come in un esperimento, se questi quattro personaggi possono reggersi in piedi da soli. La lingua scelta per mettere in scena Piramo e Tisbe è volutamente alta, preziosa, la lingua di Shakespeare, di Romeo e Giulietta; accanto a questa, una lingua quotidiana, parlata dagli artigiani, che vuole essere antica, popolare ma rispettosa, come sapeva essere l'italiano di qualche anno fa, piena di termini che oggi sarebbe difficile dire senza essere presi per nostalgici e demodè.

 

Dopo lo spettacolo incontro con la Compagnia a cura dell'Associazione Culturale Rapsodia 8.9

 



LE DATE DELL'EVENTO

24 gennaio 2015, ore 20:45 - Lecce, Cantieri Teatrali Koreja