Giulio de Mitri dialoga con il critico Roberto Lacarbonara

SENSO PLURIMO #5

Giulio de Mitri dialoga con il critico Roberto Lacarbonara
Eventi collaterali

a cura di Marinilde Giannandrea

Le tracce e i miraggi del blu rimandano a quella vastità del mare e infinità del cielo che, a volte, si confonde lungo la linea di un orizzonte. E lo stesso blu che si ritrova nel lavoro di Giulio De Mitri, sincero poeta del Mediterraneo, di cui coglie le infinite sfumature: non uno spazio fisico ma un luogo interiore, un orizzonte del pensiero che valica i limiti delle geografie, della storia e dello spazio. I suoi luminosi oggetti d'attrazione suggeriscono una condizione instabile, priva di coordinate, e spingono lo spettatore a immergersi nelle profondità marine, a percorrere la metafisica delle mappe stellari o dei sentieri cosmici. Sono pensati come seducenti macchine sceniche e ambientali con una qualità emozionale dalla quale non ci si riesce a sottrarre perché attratti dalla melodia del colore che risuona nella sensibilità di una vibrante nota cromatica.  Si tratta di un'induzione alla spiritualità e di una costante esortazione a vedere e a sentire, proiettata nel mondo attraverso i complessi meccanismi tecnologici e luminosi, dove l'azzurra contemplazione dell'infinito si trova a convivere con la concretezza della forma, capace di rendere tangibile il pensiero e di solidificare l'immateriale nei meditati e perfetti volumi geometrici. È un'irrinunciabile natura di homo faber, in virtù della quale mette costantemente in relazione gli effetti di superficie dei campi pittorici con i volumi tridimensionali e costruisce un mondo perfetto in bilico tra artificio e natura. Una metafisica dell'evidenza dove corporeo e incorporeo sono piani distinti ma non separati, dove tangibile e intangibile vanno pensati senza fermarsi solo davanti al dominio empirico ma mettendosi in relazione a quella soglia - a quel confine -  che pone entrambi ammissibilmente in scena. 

 

[...] L'intera ricerca di Giulio De Mitri si imbatte nell'esplorazione di un idealismo memoriale dell'eternità che risale le rotte della civiltà mediterranea senza ignorarne il suo inesorabile declino ma anche senza sostare nella lacrimosa nostalgia della classicità. Così la bellezza, canone unico e dedizione ampissima dell'artista, resta ancorata alla domanda, incessante, di purezza.Tra i maggiori esponenti della light art italiana, l'artista pugliese da sempre ragiona attorno ad una sorta di "personificazione del mare", attraverso una continua, affinata dedizione volta a conferire all'orizzonte visivo una cristallizzazione, una forma essenziale. "Ogni mio lavoro è un processo di elaborazione di simboli - afferma l'artista - che affluiscono alla millenaria storia dell'uomo, racchiudendo il valore immaginifico e archetipo, stigmatizzando il territorio, dimora ideale per la centralità dell'uomo, riallacciando, così, i fili di una cultura sconfinata".In questo esercizio critico del pensiero simbolico, l'intero impianto scenico delle sue installazioni sembra voler coniugare due aspetti essenziali della sensibilità umana: da un lato il pensiero primitivo, primario, arcaico, svolto lungo i refoli di una profonda esigenza spirituale, dall'altro il pensiero cosiddetto razionale, della coscienza o dell'uomo civilizzato e che trova la sua massima espressione nella tecnica. Non c'è lavoro di De Mitri che non solleciti l'azzardo di questa continua dialettica tra pulsioni/desideri e forma/struttura. Il metacrilato delle farfalle, il poliestere, la luce a led, la meccanica rotativa del corpo centrale: ogni dettaglio convoca magistralmente nell'opera la felice armonia tra l'immaterialità delle sensazioni e la rigorosa organizzazione sistemica dell'opera. Ecco dunque il κόσμος (kósmos), l'ordine universale cui l'artista volge lo sguardo immergendosi nella perfezione dei riferimenti astrali e marittimi, nella loro trepidante ineffabilità.Nella recente produzione, De Mitri definisce un vero e proprio ecosistema simbolico e immersivo in grado di generare nel visitatore profonde esperienze sensoriali. Complice e protagonista dell'artista diventa il buio, processo di isolamento e creazione di uno spazio nello spazio. In tal modo sembra rievocare immediatamente le parole dell'amica poetessa Alda Merini: "I poeti lavorano di notte quando il tempo non urge su di loro". Ed è esattamente questa fuoriuscita dal tempo, o meglio questa irruzione dell'atemporale nel tempo, a rendere la mostra un fremito e un tormento, un tentativo coinvolgente di dominare il sensibile e, attraverso questo controllo, portare l'ultrasensibile all'interno di categorie razionalmente praticabili così che l'artista realizza il più grande dei desideri, quello della forma, quello di imprimere nel mondo il segno stesso della sua libertà [...] Roberto Lacarbonara

 

GIULIO DE MITRI Taranto, 1952 Ha compiuto studi umanistici ed artistici (Accademia di Belle Arti e Università). È professore ordinario in Tecniche e tecnologie delle arti visive nell'Accademia di Catanzaro. Impegnato da anni in una ricerca sulla storia e sull'immaginario della cultura mediterranea. Protagonista italiano della Light Art. Negli anni giovanili - anni '80 - coinvolto da Crispolti fa parte di "Una nuovissima generazione nell'arte italiana". Nel suo percorso artistico ha attraversato diversi linguaggi: dalla pittura alla perfomance, dalla fotografia alla scultura, dall'installazione ambientale al video. È invitato a numerose e prestigiose esposizioni in Italia e all'estero. Ha esposto in mostre personali, collettive e di gruppo. Segnaliamo: Esperidi, Studio d'arte contemporanea "Pino Casagrande", Roma; Biennali di Venezia LIV e LII per gli eventi: Sguardo contemporaneo (a cura di R. Branà e G. Caroppo) e Padiglione Italia (a cura di V. Sgarbi); J. Beuys. Difesa della natura (a cura di L. De Domizio Durini); XV Quadriennale di Roma; 20 artisti per i 150° dell'Unità d'Italia, Palazzo Reale, Torino; Intramoenia Extra Art (a cura di A. Bonito Oliva e G. Caroppo), Castelli di Puglia; La luce come corpo (a cura di B. Corà), Galleria Peccolo, Livorno; XV e XIV Biennale d'Arte Sacra Contemporanea, Museo Stauros, San Gabriele (TE); Videoart Yearbook 2007 e 2006 (a cura di R. Barilli), Bologna; Environmental Art Festival Lakonia: arthumanature topos 2007 (a cura di L. De Domizio Durini e A. d'Avossa), Sparta, Sellasia e Geraki (Grecia). Sue opere sono presenti in Musei, collezioni pubbliche e private.

 

ROBERTO LACARBONARA  Bari, 1981 Giornalista e curatore indipen¬dente di arte contemporanea, opera in Italia, young curator per la Fondazio¬ne Museo Pino Pascali, insegna "Estetica" all'Accademia di Belle Arti "Fidia" (VV).  Tra i progetti recenti, il Premio Pino Pascali - Nathalje Djurberg & Hans Berg, in collabora¬zione con la Fondazione Prada e la galleria Giò Marconi; mostra personale di Yukoh Tsukamoto, in collaborazione con l'ambasciata del Giappone; retrospettiva di Jan Saudek in collaborazione con l'ambasciata Ceca. Oltre a numerose monografie di artisti contemporanei, ha pubblicato il saggio Oltre l'identità. Etica ed estetica del postumanesimo (Alpes, 2011) e Una squisita indifferenza. Dialoghi con Alberto Burri (Favia, 2012). Attualmente lavora alla pubblicazione di un saggio sui limiti dell'etica nell'arte contemporanea (Alpes, 2014). Dirige la collana "Arti visive" dell'editore Pietre Vive.



LE DATE DELL'EVENTO

16 aprile 2014, ore 19:00 - Lecce, Cantieri Teatrali Koreja