I quattro brani coreografici che compongono questo lavoro, si svolgono in una scena spoglia e illuminata solo parzialmente. Questo ambiente vuoto sottolinea la vocazione di queste danze che cercano un'astrazione piena, quasi astrale, e che a nulla di mondano ricorrono nel depositare il loro dispiegarsi. Fin dall'inizio si corre attraverso visioni silenziose, per finire in un brano a quartetto che nella sua dispersione non può nemmeno essere considerato un vero finale. Solo l'assolo d'un danzatore evoca da lontano una presenza semi-selvaggia che potrebbe ricordare travestimenti sciamani d'una cultura imprecisata. Mentre un complesso trio si annoda, dall'inizio alla fine, in una linea composta da tre danzatori, uno dietro l'altro. Ogni movimento, ogni articolazione, ogni dinamica attraversata da uno, è il filo di movimento che corre e attraversa lo spazio vuoto e il tempo, e si articola, si ritorce, si assottiglia, si sgrana, si infittisce, si biforca, si attorciglia e svanisce fra le pieghe del movimento dell'altro: come in un ricamo fatto sul nulla.
Fabrizio Favale è un danzatore di grande esperienza e rigore: dopo essersi formato con maestri della scena internazionale, ha fatto parte della compagnia di Virgilio Sieni. Da qualche anno opera a Bologna dove ha creato un proprio gruppo, Le Supplici. Come coreografo è un esploratore: da alcuni anni sta viaggiando nella materia immaginifica del Mahabharata, l'immenso poema indiano dove le torsioni e i repentini stop dei corpi, disegnano figure che richiamano bassorilievi di templi indù; i suoni virano elettronicamente motivi e strumenti tradizionali, voci di mercati, abbandoni in un altrove fascinoso.
Recensioni
DANZA & DANZA: "Per un numero selezionato di spettatori Fabrizio Favale Le Supplici deposita il suo Un ricamo fatto sul nulla nei sotterranei della Pinacoteca Nazionale: quello che disegna è un gesto rapido e leggero, che addomestica il tempo (tutto quello che occorre, fino alla quasi-immobilità) e rende palpabile lo spazio con le torsioni del busto, i guizzi delle braccia e un impulso rotatorio di ascendenza orientale. E' una danza quasi sacra, densa di pensiero e mai superflua, unricamo volatile e tanto più prezioso". Di Maria Cecilia Bizzarri
CONTROSCENE.IT: "Le Supplici di Fabrizo Favale, con il Un ricamo fatto sul nulla, ricama in trio quell'impermanenza che è la danza con braccia slanciate, corpi sfasati, slogati, ricomposti. I danzatori, bravissimi, controllati e pronti a metamorfosi iperboliche fatte di un gesto, un piegamento, uno squilibrio, un intreccio. Vanno insieme. Si scompongono. Si catturano, si avvinghiano, si proteggono, si distaccano. Ora si insinuano, compongono morbidi gruppi scultorei che subito si divincolano, si imperniano, si riuniscono, si triplicano, si sciolgono come pianeti, come falene, si sorreggono (sotto una lieve musica stellare). Un gesto. Un altro. Un fuoco, una fiamma fatta di corpi, di mani e braccia, una forma sacra (un idolo), una leggera sospensione del tempo che macina e trasforma la presenza del corpo, il disegno in divenire, scorrere sparire. Un vento che trascina e trattiene. Uno sguardo dentro, di un coreografo poeta capace di dare alla tecnica una voce filosofica e interiore. Si va verso la fine con un precipitare, bloccato, trattenuto, rallentato, inevitabile, e il ritrarsi degli altri danzatori, lentissimo: e sollevarsi all'assenza". Di Massimo Marino
LE DATE DELL'EVENTO
12 dicembre 2013, ore 20:45 - Lecce, Cantieri Teatrali Koreja |