VIA

2004

VIA
Epopea di una migrazione

con Fabrizio Saccomanno e Cristina Mileti
progetto e ideazione Fabrizio Saccomanno e Stefano De Santis
drammaturgia e regia Fabrizio Saccomanno
consulenza artistica Salvatore Tramacere
cura tecnica Mario Daniele

Prima tuttu è fermu.
Poi zzicca a caminare tuttu te paru.
Quannu viti u terremotu, quannu c'è tantu te fare ddha sutta, tocca te stai attentissimu,
Sia ca stai in guerra ete,
Percé è cusì alla miniera, nunn'è na cosa facile, è na cosa difficilissima
Tocca apri l'occhi, ci ho bei alla miniera,
Si no, nu ci veni.

Il lavoro parte dai nomi delle strade di un qualsiasi paese salentino e si perde nei tanti percorsi che il raccontare stesso crea, fino a divenire la narrazione di una migrazione esemplare: l'Italia del dopoguerra, gli accordi tra la nascente Repubblica Italiana e il Belgio, le miniere di carbone e soprattutto Marcinelle. In scena due sedie e due attori. Storia di un mondo semplice: in superficie le vie, che si perdono nei vicoli e nelle corti, sotto terra le gallerie, che si rimpiccioliscono in cunicoli alti anche solo trenta centimetri. E poi i vagoni di un treno che portano uomini lontano dalla propria terra e, altrove, portano fuori dalla terra quel carbone che, nei racconti dei minatori, un Dio furioso ha creato rivoltando il mondo sottosopra.
Il lavoro è stato scritto da persone accomunate da un passato di emigrazione familiare. Le storie raccontate dai nonni, dai genitori sono state ritrovate nelle parole delle vedove e dei minatori tornati in Italia, raccolte in un lavoro sul campo di interviste e ricostruzione di storie di vita. I racconti spesso sussurrati con parole di altri tempi, sono divenuti un sottile ponte con un passato vicino ma sconosciuto.

 

Foto di Giuseppe Vicentelli