Una produzione Koreja e Compagnie Renata Scant di Grenoble
con Ippolito Chiarello, Sabrina Daniele, Cristina Mileti, Maria Rosaria Ponzetta, Fabien Palin, Fabrizio Pugliese, Renata Scant, Paul Sciangula, Patrick Seyer
regia Salvatore Tramacere, da un’idea di Renata Scant
scenografie e luci Paolo Baroni
coreografie Alessia Garbo
cura tecnica Marco Oliani
|
Lo spettacolo racconta di una comunità di nuovi emigranti, ma senza radici, come dei rifugiati, disperati e grotteschi, con le storie strappate dalle labbra dei genitori, intenti a ricostruire e a rimuovere i resti del proprio immaginario. Ricercare queste storie per raccontarle di nuovo è un atto di creazione e di gioco, in cui il tempo normale è sospeso. Storie di madri e di figlie, perché è la sola possibilità per ricominciare. Ognuno racconta nella sua lingua, in francese, in italiano, poi nei dialetti che si mostrano come lingue interrotte, come lo sono le radici per la memoria dei rifugiati. Lingue che non si sono mai veramente possedute, ma la cui potente presenza ha molto più significato della lingua ufficiale. Frammenti di una memoria, che a fatica si tenta di ritrovare, che diviene attiva e vivente nel processo di improvvisazione che cuce lo spettacolo: un viaggio, in cui i percorsi e la peregrinazioni di ognuno, traiettorie reali o immaginarie, hanno preso forma poco a poco, concretizzandosi sul palcoscenico in nove personaggi. Nove figure di emigranti completamente differenti, nove modi di vivere lo sradicamento, la sua bellezza, i dolori, la nostalgia del paese di origine.
Il lavoro è dedicato a tutti coloro che, oggi come ieri, "errano per il mondo" alla ricerca della "loro terra" perché cacciati dalla propria, per ogni sorta di ragione...
|