Lo spettacolo trae spunto da una leggenda medioevale in cui la Morte, sfidando il protagonista della storia, Bertuccia, innesta la trama dell'azione che, come in ogni favola che si rispetti, andrà a buon fine, o quasi. Tutto parte da una scena vuota, solo un baule, da cui un cantastorie, non per magia ma per "arte di teatro", tira fuori una storia con tanto di castello, torri e principessa. Sulla scena narratore, burattini, pupazzi e altro, giocano a raccontare un'avventura senza paura di scoprire il "trucco" teatrale. Il protagonista, il burattino Bertuccia, è quasi sempre animato a vista dal narratore; con lui discute, si punzecchia e gioca, insieme affrontano i pericoli, fino al momento in cui tutto rientra nel baule: la storia è finita, il cantastorie è di nuovo solo sulla scena, ma con cento altre storie da raccontare. Ed è proprio qui il senso dello spettacolo: la riscoperta del racconto, della comunicazione diretta all'immaginazione del ragazzo, senza mediazioni, il piacere semplice di "ascoltare" la storia di un burattino.
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