«Non si nasce donne: si diventa» (Simone de Beauvoir, Secondo sesso, 1949). Il divenire è dunque il nodo centrale della questione femminile e se la trascendenza appare una proprietà tipicamente maschile allora l'essere donna si sostanzia essenzialmente su un principio d'immanenza e di corporeità. Dagli anni Sessanta in poi, questo principio coincide nell'arte di genere con una progressiva messa in azione del corpo femminile, una questione che ha che fare con la volontà di demolizione delle strutture inflessibili del feticismo del potere maschile. Oggi il problema non cambia ma entra nella complessità dei meccanismi di approccio all'individualità e all'identità, dentro un sistema dove il genere è ormai condizionato da altre forme di pressione e di violenza culturale. Il cuore del lavoro di Annalisa Macagnino s'insinua nei contraccolpi drammatici di questa complessità e si concentra sulla questione corpo-sessualità con un piacere sadico che si dissolve rapidamente nella fragilità del segno e del colore. Un disegno - immediato come un pensiero - che affonda in una ritualistica del corpo, tenacemente indirizzato alla sua decostruzione, attraversato, a volte, da un velato umorismo; una pelle sottile che è anche topografia emotiva e che riveste un mondo di ricordi, ansie, ossessioni erotiche e solitu¬dini. Le manca il gusto per la provocazione fine a se stessa, l'ostentazione del gesto minaccioso e con discrezione e timidezza offre allo sguardo dello spettatore teste e arti mozzati, organi sessuali che sembrano, come spesso avviene nell'arte, rispondere a una mancanza, a un senso d'incompletez¬za, alla necessità di risarcire una smagliatura iniziale. Alla narrazione preferisce la frammentazione con un melting pop di visioni e di citazioni musicali in cui la parola scritta opera una distanza tra il corpo autobiografico e il corpo dello spettatore. Annalisa si muove consapevolmente sul crinale del femminismo e dell'arte al femminile (Carol Rama, Letizia Cariello, Tracy Emin, Jenny Holtzer) e lo fa con il filo sottile del disegno e del ricamo interconnettendo immagini e parole, alfabeto di segni e di segnali che acquistano significato nell'interazione con l'altro e spostano la pratica dolente dell'io verso una dimensione più collettiva. In questo senso denuncia gli atti contro il corpo delle donne e mette in scena un repertorio in cui ogni frammento, privo di coordinate , appare vagare in uno spazio assolutamente vuoto. The Honey Room, è stata pensata per il box e rievoca un microcosmo autobiografico nel quale il sesso, nella sua ossessiva iterazione, rimescola la sfera del pubblico con quella del privato e diventa pratica eversiva e spazio di una sostanziale e viscerale riflessione sulla fragilità della vita e della corporeità. Marinilde Giannandrea
ANNALISA MACAGNINO (Tricase, 1981) Si muove tra pittura, video e illustrazione e, anche quando utilizza il ricamo, ha nel disegno la sua cifra distintiva. Dal 2009 ha avviato l'attività performativa Wave Mutilation tablet drawing and sonorizatione nel 2008 ha vinto il primo premio della sezione pittura al Nuart Fest, Festival Internazionale delle Arti Universitarie. Vive e lavora a Lecce dove frequenta la Facoltà di Beni Culturali.
MOSTRE COLLETTIVE E PERSONALI 2010 Evento Unico, Casa delle donne Lecce Me Myself and I, Spazio Sociale ZEI, Lecce 2009 She Devil 3, Galleria Studio Miscetti, Roma She Devil ON tour, MNAC, Bucarest Avventure Minime ex-Convento di San Lorenzo, Salerno 2007 Mater Dea, Anima e Corpo, Torre Civica Cisternino (BR) Scapeces, Intenti contemporanei, Castello d'Ayala Valva, Carosino , (TA) Polveri d'Arte e civiltà, Cantina Albea, Alberobello 2005 Contatti, Centro storico Campi Salentina (LE) 2004 Espressionismi, Ex Convento dei Teatini, Lecce A Girl like me, Cantieri Teatrali Koreja, Lecce 2003 Disegni. Segni. Grafie, Fondo Verri. Lecce 2002 Giuditta, Caffè Letterario, Lecce
EVENT DATES
from 19 novembre to 06 dicembre 2010, at 18:00 - Lecce, Cantieri Teatrali Koreja |