Lo spettacolo rientra nella rassegna LECCETEATRO organizzata dalla PROVINCIA DI LECCE in collaborazione con il TEATRO PUBBLICO PUGLIESE.
In occasione dei festeggiamenti per il centenario di Beckett, Peter Brook ha preparato un florilegio di pezzi brevi del drammaturgo. Nel portare in scena un repertorio del genere, Brook ha agito da regista in erba, con molta complicità e poco reverenza, giocando solo su sapienti effetti di luce e sulla squassante intensità dei testi, di cui pone in risalto la vena spietatamente umoristica. Lo spettacolo, vincitore del prestigioso premio Ubu 2008 come miglior spettacolo straniero, si svolge su una scena vuota, sgombra di qualsiasi macchineria che non sia un violino, un bastone, una sedia, un sacco e un vestito ciancicato. Tutta l'"assenza" necessaria a rendere la misura di una creatività artistica instancabile, per uno spettacolo intenso, semplice e poetico che restituisce tutta la forza del drammaturgo irlandese.
Realizzato in lingua francese nell'ottobre 2006 nel Théâtre des Bouffes du Nord di Parigi in collaborazione con Lilo Baur. La versione in lingua inglese è stata realizzata in coproduzione con lo Young Vic Theatre a Londra ed è attualmente in tour. L'incontro tra Peter Brook e Samuel Beckett celebra l'essenzialità. In questi testi brevi e brevissimi, il regista scava il piacere del teatro. Peter Brook sceglie di portare in scena Samuel Beckett perché è "un autore - spiega - che tuffa lo sguardo nell'insondabile abisso dell'esistenza umana... S'inserisce sulla sottile linea che lega il teatro greco antico, attraverso Shakespeare, al nostro tempo, celebrando senza compromessi la verità, una verità sconosciuta, terribile, sconvolgente..."
Ironiche, grottesche, dissacranti e insieme tragiche e poetiche, le storie di Beckett parlano di barboni che ripetono all'infinito gli stessi ossessivi gesti, di vecchiette sedute su una panchina a rievocare i vecchi tempi, di una donna, troppo presto vecchia, adagiata su una sedia a dondolo.
Spettacolo in lingua inglese con sopratitoli in italiano.
Sopratitoli a cura di Prescott Studio, Firenze.
Venerdì 30 gennaio dopo lo spettacolo incontro con la compagnia Théâtre des Bouffes du Nord (Parigi/ Francia) coordinato dal prof.Franco Perrelli, docente di Storia del Teatro e di Storia del Teatro scandinavo all'Università di Torino.
Maestro indiscusso del teatro del Novecento, Peter Brook ha sempre combattuto l'idea di una scena «mortale», luogo cioè di celebrazione di vuoti riti culturali, privi di partecipazione e vacui per la debolezza della pregnanza umana della presenza dell'attore e anche dello spettatore. L'incontro fra chi narra e chi ascolta e il reciproco interesse all'insegna del racconto, cifra di una socialità esistenziale e civile ricercata e sentita, sono le stelle polari del suo lavoro, al principio del quale c'è la suggestione della ricreazione di uno spazio shakespeariano, povero cioè di orpelli e ricco d'istanze comunicative personali e storiche; nel più denso senso della parola: «essenziale». «Nel teatro», ha sintetizzato Peter Brook, «niente può essere escluso, niente dev'essere etichettato come "artificiale", "reale" o "irreale" [...]. La sola cosa che importa è che l'azione suoni nel momento in cui è compiuta. In quel preciso momento è "giusta". Questa è la prova suprema. Questa è la realtà teatrale». All'insegna di tale giustezza o immediatezza, Beckett è inevitabilmente, per Brook, lo Shakespeare moderno, l'interprete di una nudità scenica assolutamente significante, di una disperazione autentica, resa però luminosa e quasi calda dall'umorismo, dall'impegno (in fondo umanistico) a dichiararsi senza veli sulle tavole della scena, per cui «le goccioline d'acqua che punteggiano l'opera di Beckett ci mostrano, a condizione di saperle guardare, l'immensità dell'oceano» della vita. A Beckett Brook arriva in fondo tardi, con la maturità del maestro assoluto, nel 1995, allestendo, protagonista Natasha Parry, a Losanna, Giorni felici, ma echi beckettiani risuonano in tanti suoi spettacoli, non a caso anche shakespeariani (si pensi solo alla Tempesta del 1990, nella figura di Calibano). In questo nuovo Beckett, creato per i cent'anni della nascita del drammaturgo e intitolato Fragments, che ha esordito in francese nel 2006 nel mitico Théâtre des Bouffes du Nord di Parigi e quindi in inglese con il londinese Young Vic Theatre, il grande regista affronta infine, con secchezza e con amore, il montaggio di una sintetica catena di piccoli atti unici, figurazioni della solitudine, dell'incomunicabilità, della noia, della miseria e dell'egoismo, di un negativo che, proprio per la sua non impassibile lucidità, si pone come specchio per una diagnosi e un ribaltamento della crisi dell'uomo di oggi nello sguardo critico sulla vita e quindi in una salvifica poesia, che ci donano una stoica energia e leggerezza, addirittura la chiave di un senso esistenziale.
Franco Perrelli
Photo: Ernesto Rodrigues Agencia Estado
EVENT DATES
30 gennaio 2009, at 20:45 - Lecce, Cantieri Teatrali Koreja 31 gennaio 2009, at 20:45 - Cantieri Teatrali Koreja |